in italiano con sottotitoli in ebraico e in inglese
Nuova versione digitale restaurata
Umberto Domenico Ferrari, funzionario statale in pensione (nell’interpretazione commovente di Carlo Battisti, attore non professionista, professore di filosofia di Vittorio De Sica nella vita del regista), non ha famiglia, solo pochi amici dei quali il più vicino è il suo cane fedele. La sua pensione è così misera che a fatica riesce a far quadrare i conti e a pagare l’affitto. La proprietaria della casa, che in assenza dell’inqilino subaffitta la sua stanza a giovani amanti, sta pensando di mandarlo via dallo squallido appartamento. llUmberto pensa seriamente al suicidio… Lo sceneggiatore Cesare Zavattini concepì questo film come continuazione dei tre precedenti capolavori da lui realizzati con De Sica (Sciuscià, Ladri di biciclette e Miracolo a Milano). Il film prediletto dal regista, Umberto D è “la tragedia di coloro che si trovano esclusi dalla società che essi stessi hanno contribuito a fondare, una tragedia che si cela dietro a una cortina di silenzio per conflagrare a volte in gesto urlante o in atto suicida… una società che permette a tali cose di accadere è una società perduta”. L’approccio inequivocabile, il tono di denuncia e l’intensità drammatica del film erano tali che le autorità italiane lo attaccarono pubblicamente di “rendere un pessimo servigio alla patria”. Il film che segna la conclusione del grande periodo neorealista di De Sica, fu dedicato dal regista al padre Umberto.
.