Il Politecnico di Milano incontra l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv.
Attraverso i suoi docenti il Politecnico racconta storie di cultura politecnica: storie di scienza, tecnologia e creatività, di traguardi raggiunti dai suoi grandi maestri, di visioni future.
Fulvio Irace, docente di Storia dell’Architettura Partendo dalla recente mostra al Maxxi di Roma – Gio Ponti: Amare l’Architettura” – la conferenza tratteggerà un ritratto di Ponti architetto “milanese, lombardo, italiano” per usare le sue stesse parole. La conversazione si focalizzerà soprattutto sull’architettura di Ponti, considerandola come punta di traguardo della sua teoria della leggerezza come espressione della società contemporanea. Attraverso l’esame di alcune delle sue opere si dimostrerà come, pur non essendo un teorico o un ideologo, Ponti abbia sviluppato una poetica originale ed organica del progetto al servizio della società che cambia. Il Pirelli, l’Istituto Italiano a Stoccolma, i magazzini der Bjienkorf a Eindhoven, la villa Planchart a Caracas sono dimostrative di questo suo metodo e di come risultasse apprezzato al punto da qualificarlo come l’architetto italiano più noto all’estero. In conclusione si leggeranno alcune delle sue ultime opere milanesi, come la sede degli Uffici Savoia in viale Famagosta, che dimostrano la sua straordinaria profezia di una Milano verde.
Professore emerito al Politecnico di Milano, Fulvio Irace è stato visiting lecturer all’Accademia di Architettura di Mendrisio (CH) e all’Universidad de Navarra, Pamplona, Spagna.
Vincitore del premio Bruno Zevi per la critica architettonica, è stato redattore di Domus, Abitare e del supplemento culturale domenicale del quotidiano italiano Il Sole 24 Ore. Il suo lavoro di studioso si è concretizzato nella curatela delle principali mostre in Italia e all’estero e nella pubblicazione di numerosi libri incentrati sul ruolo dell’architettura italiana del XX e XXI secolo nel contesto internazionale.
Nato nel 1891 e scomparso nel 1979, Ponti è stato, all’apice della sua fortuna, l’emblema dell’Italia che risorge dalle ceneri della guerra e riconquista con forza la prima posizione nell’architettura internazionale del dopoguerra. Con il suo instancabile attivismo è diventato un sostenitore della creatività italiana nel mondo, convinto di una supremazia nazionale che però non ha nulla a che vedere con i sovranismi di oggi.
Ponti iniziò a lavorare giovanissimo nel 1923 come art director per la nota fabbrica di porcellane Richard Ginori: da quel momento, per mezzo secolo, non smise mai di esercitare le sue incredibili capacità creative in tutti i campi che si aprivano alla sua inesauribile fantasia.
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Grattacielo Pirelli a Milano